
Le multinazionali della soia “divorano” foreste e biodiversità
Il Brasile terreno di caccia per le multinazionali

Lo stretto legame tra allevamento intensivo e monocoltura intensiva

Il paradosso del biocarburante “insostenibile”
Gli effetti economici e sociali
La monocoltura intensiva di soia ha tutto l’aspetto di una colonizzazione che va oltre i confini brasiliani, per espandersi ad altre aree del Sudamerica, in particolare Argentina e Paraguay. La coltivazione di sussistenza è stata interamente falcidiata, provocando un incremento dell’impoverimento di queste comunità. Impoverimento dovuto al fatto che l’offerta lavorativa creata dalla monocoltura è prossima allo zero. Infatti, grazie all’avanzata meccanizzazione dell’irrigazione, della semina, della lavorazione del terreno e della raccolta, questi immensi territori vengono gestiti da gruppi di non più di 5-6 persone. A questo si aggiunge l’irrorazione aerea dei diserbanti. La piantagione risulta essere un’immensa fabbrica quasi completamente automatizzata, dove quasi non si vede traccia di attività umana. Ed ecco che al danno economico, per le comunità rurali locali si configura lo spettro dell’assoluta disgregazione sociale, tomba di ogni possibile riscatto.