
Giornalismo e Ucraina: in Italia non c’è alcuna censura
La propaganda a reti unificate con i giornali “tutti schierati” sulla posizione favorevole all’invio delle armi in Ucraina. È questo uno degli argomenti di chi denuncia il presunto comportamento scorretto della stampa italiana rispetto alle posizioni critiche nei confronti dell’Occidente, sollevando addirittura il tema della libertà dell’informazione. Basterebbe seguire uno dei tanti talk show per comprendere come le tesi ostili alla Nato, agli Stati Uniti e più in generale all’Occidente, siano ampiamente visibili. Dal professore-guru Alessandro Orsini, al redivivo Michele Santoro, all’onnipresente Alessandro Di Battista sono tanti i teorici dell’Alleanza atlantica responsabile della crisi in Ucraina.
Quotidiani pro-Nato
Ma anche analizzando le posizioni assunte dai quotidiani viene confutata in gran parte questa tesi. Volendo creare degli schieramenti contrapposti, i principali quotidiani (dal discorso sono esclusi quelli economici e sportivi) sono localizzabili nella posizione filo-Ucraina e molto più filo governativa. Corriere della Sera, edito oggi da Urbano Cairo, La Repubblica, appartenente al gruppi Gedi, sono sicuramente accusati di fare propaganda per le Nato. A questi si aggiungono La Stampa, altro prodotto della famiglia Gedi oggi quinto nella graduatoria di vendita, il Messaggero e Il Domani. In totale sono cinque le testate tacciate di essere sostenitrici delle ragioni di Kyiv senza troppi tentennamenti. Certamente, analizzando le quote di mercato si parla di un totale di 700mila copie al giorno (mettendo insieme tutte queste testate).
L’Ucraina e giornali né né
Il resto della stampa cartacea è però tutto orientato su posizioni quantomeno scettiche verso la strategia occidentale. Avvenire, il giornale editato dalla Conferenza episcopale italiana, è sicuramente capofila della schiera dei né con Putin né con la Nato. Il direttore Marco Tarquinio ha presenziato a eventi pubblici esprimendo questa linea. Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio è altrettanto critico verso le posizioni dei governi occidentali, a cominciare da quello italiano presieduto da Mario Draghi. La Verità di Maurizio Belpietro, da destra, ha abbracciato una linea alquanto scettica sulle misure contro il Cremlino. E ovviamente Il Manifesto è sulla stessa posizione, sebbene da sinistra.
Altri quotidiani, meno diffusi ma comunque molto attivi, come Il Riformista e La Notizia non sono meno critici nei confronti del supporto fornito all’Ucraina. Insomma, a scorrere una rapida carrellata del panorama informativo italiano assurge a bufala il ragionamento secondo cui il dibattito sarebbe limitato. E che i lettori siano messi dinanzi a una sorta di “pensiero unico”. Senza nemmeno affidarsi a quei siti di cosiddetta controinformazione, che tante volte sono una vera e propria fucina di fake news.